Calcio » 03/10/2005

Alessandro Longo: una scommessa persa

Una scommessa persa. E' quanto si può dire di Alessandro Longo alla guida del Brindisi dopo l'ufficializzazione dell'esonero.
La notizia era nell'aria già da ieri sera dopo la vivace ma civile contestazione degli ultras al termine della gara contro l'Aversa Normanna. E già in mattinata l'Ufficio Stampa del Brindisi 1912 aveva comunicato la notizia ad alcuni organi di informazione; nel pomeriggio, poi, la società ha emesso il comunicato stampa che sancisce il sollevamento dall'incarico per il tecnico.
Una scommessa persa, perchè di vera e propria scommessa del Brindisi 1912 si poteva parlare per l'ingaggio di Longo. Il Mister proveniva da una lusignhera stagione come condottiero di quel giovanissimo Manduria che aveva raggiunto uno splendido sesto posto finale in un campionato ostico come l'Interregionale. Nessuno, però, poteva avere delle certezze sull'impatto (e sui risultati) che avrebbe avuto in una piazza difficile come quella brindisina. E quando diciamo difficile non ci riferiamo soltanto ai tifosi, giustamente esigenti, ma anche, e soprattutto, al dover rapportarsi con calciatori di maggiore prestigio e più lunga esperienza.
Anche per Longo, allenare il Brindisi, rappresentava una scommessa. Se l'è giocata con un'arma coraggiosa, l'unica che gli avrebbe consentito il salto di qualità: la coerenza. Fino alla fine, il mister, ha tenuto fede al suo credo calcistico, insistendo con il modulo a tre punte e sullo schieramento degli under sulle fasce laterali.
Proprio da qui, a nostro modesto avviso, sono arrivate le tre note tatticamente negative di questo inizio stagione.
1) qualcuno, tra i calciatori di una certa levatura, non è sembrato portato per giocare con il 4-3-3 (le tre punte e Bonfigli su tutti).
2) la squadra è apparsa abulica e disordinata, mancando di esprimere -tranne che in rare occasioni- quella quadratura e quella solidità d'impianto necessarie per far esplodere tutto il potenziale tecnico.
3) agli under manca ancora l'esperienza per proporsi con il giusto tempo sulle fasce offensive e per opporsi sagaciamente in fase difensiva.
Se l'esonero di Longo sia una scelta giusta non lo sapremo mai. Sicuramente è quella meno rischiosa: sarà la mossa vincente se l'allenatore che sarà chiamato alla guida del Brindisi conduce Vantaggiato e compagni alla promozione. In caso contrario Longo resterà per sempre l'alibi di un campionato nato male.
L'allenatore salentino esce di scena con uno score di una vittoria, due pareggi ed una sconfitta. Un ruolino di marcia che avrebbe potuto essere accettato in almeno quattordici delle diciotto squadre del girone. Ma non a Brindisi.
Qui c'è fame di vittoria. E' vietato programmare. Il Brindisi in serie D non può essere l'odierno Cesena (che dopo 3 sconfitte iniziali concede fiducia all'allenatore e consegue un filotto di 4 vittorie), non può essere il Bologna del primo Maifredi, non può essere il Foggia che in serie B si affida al "licatese" Zeman.
E probabilmente i Barretta, nonostante gli attestati di stima che continuano a ricevere da ogni dove, non riscuotono ancora tra la tifoseria brindisina lo stesso credito che aveva Berlusconi quando fu talmente lungimirante da insistere su Sacchi nonostante le forti contestazioni determinate da un avvio di campionato disastroso e da una precoce eliminazione in Coppa Uefa per mano del modesto Espanol.
Ma qui siamo a Brindisi. In Serie D. Non ti concedono il tempo materiale per fare esperienze, non puoi incorrere in errori. E se qualcuno ancora non lo avesse capito o avesse cercato di mutare le regole del gioco, giova ripetere che siamo a Brindisi, in serie D.

Ore.Pi.