Calcio » 12/07/2010

Brindisi 1912, Rodolfo Gatti: "fumo, morte e ancora parole"

Se il calcio a Brindisi non é una variante sperduta nel fondo delle occasioni perdute é perchè qualche tifoso ancora é spinto da sola passione come Rino Lecci dal grande cuore malato di calcio. Altri non tollerebbero lo stato perdurante di silenzio intorno alle vicende del calcio senza implorare scempiaggini e violenze, ma l'intelligenza dei più forti perchè nel giusto richiede disisintaresse personale e gesti utili.
Fra questi una tifoseria che incalzi le Aziende del territorio portando alla luce le mille negazioni di sposorizzazioni per lo sport e in particolare per il calcio. I ritardi negli impianti precampo e terreno di gioco che non possono più divenire la concessione del politico di turno perchè alla fine siano stati realizzati.
La mancanza di peso nell'amministrazione societaria dei tifosi più disponibili a contribuire e a solidificare la società sportiva professionistica si rivelano ogni 5 anni puntuali con il precario gestire dello stadio, dei programmi di investimento, della primitiva gestione della pubblicità senza router e cartelloni luminosi ed il rischio della scomparsa societaria. Un azionariato minimo del 2,5% é oggi possibile misto calcio e basket, per arricchire non solo di voci, le nostre due società leader.
Il politico va incalzato come con il corretto ripristino e la continua manutenzione degli impianti così per adempiere all'obbligo di scelte che se non condivisibili al 100% almeno siano utili in qualche percentuale per la comunità brindisina. Non tocca al politico amministratore l'annosa giusta contestazione di piazza contro le conseguenze del carbone e l'ubicazione dell'impianto dell'LNG, ma la decisione di concludere dopo sei anni di "Fumo, Morte e Parole, Fumo, Morte e ancora Parole.." le trattative per le convenzioni energetiche da sottoporre poi al giudizio dell'elettore.
Meno populismo alla Ministro Ferrero, ma più responsabilità, meno pasticcini più pane e lavoro, meno ribalte o passerelle di un giorno mpiù passeggiate per le periferie della città e nelle case dei disperati.
Almeno i sogni della C1 siano perché condivisi dai più siano rispettati e se possibili sostenuti da chi in ragione dei propri mezzi in questa città di 4° serie ambisce ad elevarsi da 50 anni pagando un di più, una "tassa di utilità" per elevare la sua squadra al momento dell'abbonamento o al biglietto, o sottoscrivendo un azionariato minimo ma concreto.

Rodolfo Gatti