Rugby » 25/05/2004

Rugby: Nafta Brindisi: nel nome, la storia


Nel ’62 fu inaugurata la nuova linea di car ferry (così si chiamava allora) tra Brindisi e la Grecia (Corfù e Igoumenitza).
All’uopo l’imbarco fu dotato di via d’accesso e, prima della sbarra della dogana, un ampio piazzale rettangolare per le lunghe attese. Da tre lati un alto muro di cinta a protezione di un deposito, dell’immediato dopo guerra, di carburanti della marina militare. Nafta appunto: da qui il toponimo d’uso comune per indicare la zona.
Sul finire degli anni sessanta, ma sopratutto negli anni settanta, il piazzale, con fondo asfaltato e quindi regolare, divenne il campo di gioco per lunghissime e notturne sfide a “pallone” nelle rinfrescate notti d’estate.
Sopratutto studenti universitari in vacanza dalle lontane città di studio del nord, ma anche giovani ai primi impieghi. Quel campo divenne il luogo d’appuntamento notturno di tanti maschietti (dopo aver accompagnato a casa le fidanzatine cui quegli orari serali erano preclusi) e alla voce di “ ci vediamo alla nafta” si scambiavano promesse di sfide che divennero memorabili.
Quelli di Bologna (o del nord) contro i “romani”, quelli “politici” contro chi andava a “dragare” (cercare di stringere amicizia con le numerosissime “turiste” di passaggio da Brindisi).
Sembrava che allora il mondo dovesse cambiare ogni giorno e invece cambiava solo il nostro stare al mondo.
Tanto cambiavamo, forse, che una sera trovammo una sorpresa: qualcuno aveva disegnato sui muri di delimitazione del piazzale (lati corti), con spessa vernice bianca, le “porte” di un vero campo e, sul lato lungo, una scritta: campo sportivo Benedetto Nafta.
Grande sorpresa, grande idea e fantasia, eccezionale corto circuito culturale: quel Benedetto Nafta era mutuato dall’intitolazione del campo sportivo comunale al rione Casale, dedicato appunto alla “Benedetto Brin”, nave corazzata e ammiraglia della regia terza divisione della seconda squadra navale militare saltata in aria nel mattino del 27 settembre 1915 nelle acque del porto con una atto di sabotaggio alla Santa Barbara. Vi perirono 456 uomini d’equipaggio e le ancore sono, a ricordo, al muro dei propilei del Monumento al Marinaio, gigantesco timone in pietra di oltre 60 metri affacciato sul porto, e tra i simboli del città.
Non si è mai saputo chi ha intitolato quel campo di sfide notturne. Per certo in tanti ricordano quella genuina passione per i giochi, per lo stare insieme e, con un po’ di nostalgia, quella breve età.

Lele Amoruso

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