Altri » 13/12/2007
Milano City Marathon: Andriani in raduno dopo la maratona
A distanza di dieci giorni, dopo aver “digerito” e metabolizzato la distanza percorsa domenica 2 dicembre a Milano, è giusto anche fare le dovute considerazioni su ciò che la maratona meneghina è stata con il crono di 2h11’42” ma con gara di coraggio con condizioni rese critiche per l’alta umidità nel freddo ancora pre-invernale.
Per Andriani nell’immediato dopo gara le valutazioni non potevano che essere negative, d'altronde (inutile nascondersi) le aspettative erano diverse da quello che il cronometro ha registrato a fine corsa.
Andriani si racconta, con molta facilità come da suo spirito: ”Ogni competizione ha una storia a sé, che tutti sono bravi a criticare comodamente seduti in poltrona e che “col senno di poi” tante cose si poteva fare diversamente, ma la maratona è una gara di difficile lettura, che và interpretata al momento e quindi per questo complicata ma al tempo stesso affascinante.
Parlando nello specifico della mia gara il passaggio ai 10 chilometri era in linea con i miei “programmi”, poi la lepre (complici le richiesta del brasiliano Vanderlei, bronzo olimpico placcato ad Atene nel 2004) ha rallentato notevolmente il ritmo e siamo passati a correre a 3’08”/3’10” al chilometro.
Ho lasciato fare per un po’ convinto che quel ritmo non sarebbe servito a nessuno del mio gruppo e che da lì a poco avremmo ripreso a correre come prima, poi quando mi sono accorto che nulla cambiava mi sono deciso ad esortare la lepre a spingere. Così la corsa ha ripreso vigore, ma dopo qualche chilometro De Lima ho nuovamente “frenato” il gruppo.
Andando avanti di quel passo avrei dovuto abbandonare ogni velleità sul crono finale per cui ho iniziato a “spingere” la lepre senza permettere più a nessuno di far calare l’andatura. Siamo tornati a correre svelti ma contemporaneamente i compagni di gruppo si sono staccati, allora ho subito capito che una volta esaurito il compito della lepre al 25° chilometro, per me sarebbe stata davvero dura, in quanto mi sarei trovato inevitabilmente “solo” sino al traguardo…e così è stato.
Bisognava continuare a correre rimanendo in equilibrio, così ho cercato di far passare i km suddividendo la distanza che mi separava dall’arrivo. Dapprima ho pensato che dovevo correre gli ultimi 7 chilometri di un lavoro, poi una volta arrivato al 32° km ho azzerato tutto e mi sono detto: “stai partendo ora per una gara di 10 km…prova a fare il conto alla rovescia sino al traguardo”.
Quando resti solo e sai che dovrai fare ancora tanta strada ti attacchi a tutto e la testa è meglio tenerla impegnata con qualcosa altrimenti la tensione nervosa cala e con essa anche il ritmo di corsa. Così alternavo tratti a buon ritmo ad altri in cui mi rilassavo per non indurire troppo l’azione di corsa, ma inevitabilmente riducevo anche l’andatura.
Sono andato avanti così e solo dal 37° km ho iniziato a vedere la schiena di qualche atleta che partito col gruppo dei primi aveva pagato nel finale. L’azione è tornata efficace e l’avvicinarsi del traguardo mi ha aiutato a concludere ancora in spinta.
Ora, ragionando con calma (ma soprattutto sapendo già come hanno corso nel gruppo dei primi) ammetto che correre in testa non sarebbe stato così azzardato. Però sappiamo bene tutti che con i “se” ad i “ma “ si fa ben poca strada. Ovvio che se avessi trovato “compagnia” proprio nel tratto più difficile della gara, ovvero dal 25° al 37° oggi non parleremo di questo ma di altro, e sicuramente avrei fatto bene a non correre con i primi…
Mi gratifica la sensazione nel post-gara e la relativa conferma dei giorni successivi che questa gara io l’abbia “pagata” poco, sintomo che la condizione c’era e che la strada seguita con Piero Incalza, il mio coach fosse quella giusta.
In questi giorni mi ritrovo a correre bene, nei miei muscoli la fatica dei 42 km è già smaltita, per questo sono già al lavoro in raduno a San Vincenzo (ci resteremo sino al 20). La convinzione di poter fare meglio in primavera mi spinge quasi a “forzare” i ritmi, anche se so perfettamente che dopo una maratona è giusto aspettare che il fisico prenda fiato…
Ora però il bicchiere che inizialmente vedevo mezzo vuoto…è mezzo pieno! D’accordo, sempre mezzo è, ma cambia la mia prospettiva”.
Il rientro dal raduno per Ottavio Andriani sarà il 20 dicembre, Natale a casa con moglie in attesa di una bambina, e poi i prossimi impegni, che sono vissuti dal pugliese con grande maturità, dopo ormai 18 anni di carriera in corsa. E non è finita, perché Ottavio chiude dicendo: “Alla prossima!!!!”
staff di www.maratoneti.com
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