29/07/2013
La Tosca Desnuda. Di Gabriele D'Amelj Melodia
LA TOSCA DESNUDA
(Riflessione scaturita dalla visione dell'omonima opera andata in onda su sky arte domenica 28/7/2013)
Tra i personaggi femminili del melodramma, uno dei più amati è certamente Tosca. Grazie soprattutto alla musica, particolarmente struggente ed orecchiabile con cui il Maestro Puccini “ addobbò “ nel 1899 lo scarno libretto composto dal duo Giacosa- Illica. La prima curiosità da rilevare è che la matronesca eroina viene sempre chiamata per cognome, come d'uso negli ambienti scolastici o militari.
Tosca, infatti, è soltanto il patronimico, perché la focosa soprano, sia nell'originario drammone di Sardou, sia nel libretto operistico, di nome fa Floria e mi pare che, nei tre atti, il buon Mario la chiami col nome di battesimo una sola volta ( scena della tortura, atto II )
La seconda cosa che balza agli occhi è l'intero clima grottesco, inverosimile dell'intera struttura narrativa organizzata per stereotipi troppo marcatamente definiti che ci riportano alla sceneggiata napoletana ( Isso, essa e o' malamente ). Ma è senz'altro il personaggio di Floria Tosca che suscita le maggiori perplessità.
Intanto è
sicuramente kitsch, anzi diciamo pure zambra, con quel suo vestitone di broccato rosso con lo strascico e l'enorme crocifisso di rubini al collo. E poi è sempre esagitata, sopra le righe, affetta da una forma di gelosia morbosa da macchietta.
Una troppo mitizzata figura muliebre che andrebbe ridimensionata, attraverso un' impietosa operazione di di-svelamento (bé, questa è un operazione che faceva anche il bel Mario -...“mentr'io fremente/le belle forme discioglea dai veli...”.aria “E lucean le stelle”) per riportarla alla sua autentica dimensione di donnetta isterica , con poco senso pratico e assai modesta intelligenza.
Parafrasando Bertold Brecht, mi viene da affermare “beato quel popolo che non ha bisogno di eroine”.
La figura tratteggiata dai soggettisti è la raffigurazione plastica della pia donna cocciuta e invasata, con una visione ipervirtuosa riveniente da una fede religiosa sessuofobica.
Ella, pur di non commettere un peccatuccio sessuale, si macchia di delitti e di peccati ben più rilevanti ( omicidio e suicidio.). E' così ostinatamente stolta da non capire che quello che nega all' infoiato Scarpia è solo una sveltina da baratto, non un “ orrido amplesso “!
Oltretutto, come si evince dalle parole (queste sì, orride ) che la sciagurata rivolge al suo drudo nel I atto “...la nostra casetta che tutta ascosa nel verde ci aspetta/ nido a noi sacro, ignoto al mondo inter,/ pieno d'amore e di mister”, si comprende come la negazione riguardi le femminee grazie e non una preziosa verginità.
Insomma Tosca, per non concedere una sveltina, combina un macello: uccide il barone, causa la morte del povero Mario, infine si suicida teatralmente.
Se tutte le segretarie d' Italia si fossero comportate allo stesso modo nei confronti del proprio capoufficio, avremmo assistito ad un' ecatombe! Un po' di misura, un po' di pragmatismo, che diamine!
Del resto, cosa aspettarsi da una femmina che è gelosa persino di un quadro,
(”Chi è quella donna bionda lassù?”- Caravadossi “La Maddalena”-” E' troppo bella!”), che fa vanto di essere vissuta soltanto d'arte e d'amore, senza neppure fare un accenno alle sue doti di ricamatrice o di cuoca, senza vantare uno straccio di opere di bene che non fosse “carezzar fanciulli e coglier rose” ( Caravadossi, III atto )?
E, infine, una donna di normale intelligenza, ci avrebbe messo tanto a capire che il suo Mario era morto veramente? Là, muori../ Ecco un artista!/ O Mario non ti muovere, s'avviano, taci!/ Ancora non ti muovere... ( E' proprio turda: non ha capito ancora!) / Mario su presto, andiamo, andiamo, su! / E finalmente:/ Morto! Morto! / O Mario..morto? Tu?così? Finire così? Povera Floria tua!!! ( che grande egoista! )
Tolto il velo a questo polpettone strappalacrime e alla sua esagerata diva, non resta che godere della melodia pucciniana che tutto sublima e rende magico, a beneficio del godimento dei nostri cuori, che poi non sono così impietosi come possono apparire.
Gabriele D'Amelj Melodia |