17/02/2012

Convochiamo Noi Brindisini. Di Emanuele Amoruso


Foto Alfredo Perchinenna:
In queste ultime settimane, e soprattutto negli ultimi giorni, si stanno levando sempre più “grida” da parte di tanti concittadini che segnalando, con varie accentazioni, la disastrosa condizione attuale della città ricordano a tutti, proprio a tutti, quanto il solo pensare al futuro metta angoscia e paura.
Queste “grida”, che è facile percepire anche nella ordinaria vita d’ogni giorno, trovano attenzione nel corpo sociale più sensibile alle persone in carne ed ossa, mentre sembra che ancora una volta le organizzazioni politiche, storicamente preposte ad occuparsi di “cosa pubblica”, siano più impegnate a posizionamenti e “boutade” d’ogni genere (vedi nomi di candidati improbabili diffusi come “erba ti vientu”).

Per fortuna - si proprio così - c’è qualcuno che in città non vuole restare inerme di fronte allo sfacelo annunciato per la nostra comunità è sta promuovendo idee, incontri, confronti per tentare una svolta e scongiurare che la città sia solo terra di conquista per personaggi che non hanno giocato da bambini nelle tante strade e piazze di questa bellissima città.

A tutti quanti hanno a cuore - e ve ne sono - la nostra comunità formatasi intorno al porto lodato da Virgilio e Gandhi, da Kavafis e Benedetto XVI, da Rimbaud e Antonio Gigante, e soprattutto a coloro che stanno pubblicamente chiamando all’impegno tanti cittadini chiedo di “convocare gli stati generali della città”.

Al di là di legittime ambizioni occorre impegnarsi in una mobilitazione corale e appassionata che si incardini su ogni forma di capitale umano e sociale.

Sappiamo che il “futuro non è più quello di una volta” e, parafrasando Bobbio, la questione Brindisi è in realtà questione dei brindisini.
Anemos, anemos per spazzare le nubi minacciose e riprovare a trovare identità.

Allego 10 tesi:
1) l’identità culturale ha il ruolo di demiurgo del progresso;
2) l’identità si costruisce giorno dopo giorno;
3) produrre cultura a mezzo di cultura;
4) la città è il luogo della bellezza;
5) non segare il ramo su cui siamo seduti;
6) la coevoluzione è il modello della sostenibilità;
7) miscelare la dimensione oggettiva con la dimensione soggettiva;
8) partecipazione e govenance: quanto potere viene ceduto e a chi;
9) sperimentare è lo statuto della contemporaneità;
10) non si tratta di trasformare il mondo ma di reinterpretarlo continuamente.

Emanuele Amoruso