18/06/2007

Salviamo la Madonna del Giardino. Di Domenico Saponaro


La chiesa di Santa Maria del Giardino in Tuturano è una delle nostre più antiche e interessanti testimonianze di edilizia di culto, ma costituisce oggi la più grave emergenza architettonica del territorio.
Il 1° maggio scorso è stata chiusa al pubblico, essendo stato accertato il pericolo di crollo dell’edificio.
Eretto nel 1598 - sul sito e con il reimpiego di pregevoli elementi di un preesistente manufatto di probabile ascendenza duecentesca - il piccolo tempio di Tuturano è una valida espressione della nostra architettura sacra, vuoi per l’articolazione costruttiva (particolarmente eloquente anche sul piano dell’evoluzione storica dell’edificio), vuoi per gli arredi, significative prove di arte scultorea e pittorica che va dal Medioevo alla prima metà del Settecento.
Non a caso, il 24 maggio scorso si è tenuta, proprio nella borgata di Tuturano, una tavola rotonda sul recupero e la fruizione della chiesa, voluta in primo luogo dalla parrocchia locale con l’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi.
L’iniziativa, importante strascico alla IX Settimana della Cultura da poco conclusa, ha assunto una duplice valenza: un interesse scientifico, con l’approfondimento storico-artistico e l’illustrazione del progetto di restauro dell’edificio; e un significato sociale ma anche emozionale, molto sentito, con la corale e spontanea partecipazione di gran parte della comunità tuturanese.

Momenti salienti, appunto, l’esposizione storica di Giacomo Carito e gli interventi dell’architetto Carlo Sciarra, autore del progetto di restauro architettonico, e dei restauratori Francesca Marzano (per i dipinti) e Vincenzo Caiulo (per le opere plastiche).
L’incontro di Tuturano ha rappresentato un’occasione importante per porre in risalto l’urgenza di un intervento conservativo improcrastinabile; occorre immediatamente mettere in sicurezza l’edificio onde scongiurarne il crollo, ma è assolutamente necessario – da qui un accorato grido di allarme di Francesca Marzano - intervenire con la massima premura sulle pitture murali, alcune delle quali rischiano di staccarsi irreparabilmente “al solo sbattere di una porta”.
Il progetto di Sciarra, risalente a una decina di anni or sono, ha anche ottenuto l’autorizzazione della Soprintendenza per i Beni Architettonici ed è, dunque, subito cantierizzabile. Si tratterebbe di reperire le necessarie risorse finanziarie, e in tal senso si sta ovviamente muovendo da tempo l’Arcidiocesi di Brindisi e Ostuni.
Le difficoltà sono tante e, per certi versi, anche comprensibili; nondimeno, l’emergenza richiede un particolare e mirato impegno delle istituzioni, civili ed ecclesiastiche, affinché si possa innanzitutto arrestare il gravissimo degrado in cui versa il monumento e quindi, con un intervento più articolato, recuperare il manufatto nella sua interezza e restituirlo alla borgata.
La chiesa va salvata e ridata al pubblico, in particolar modo alla collettività che affollava la conferenza di Tuturano, ai tanti accorsi solidali e preoccupati, per ascoltare, sì, la storia della loro Madonna del Giardino, ma soprattutto per conoscerne il reale stato di salute; per apprendere, speranzosi come parenti al capezzale di un loro caro, notizie confortanti dai “medici”, per chiederne la “guarigione”.

La loro presenza rappresentava un’istanza composta, ma forte e determinata: un sentimento ben avvertito - e puntualmente colto dal moderatore Antonio Caputo - che non può rimanere inascoltato.
Il patrimonio architettonico dell’Arcidiocesi brindisina sta vivendo una fase di significativa rilevanza storica, con almeno cinque edifici in restauro e due in costruzione; e in questa temperie non nocerebbero – anzi, tutt’altro – atti tempestivi tesi a salvare la piccola, bella, importante chiesa di Santa Maria del Giardino.

Domenico Saponaro

(pubblicato su Nuovo Quotidiano di Puglia, domenica 17 giugno 2007)

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