06/08/2004

Turismo: creare una rete per evitare gli errori del passato


Fino a poco tempo fa si è detto, numeri alla mano, che le presenze turistiche a Brindisi erano alte quanto poco feconde per la nostra economia.
Per anni si è confidato che il turismo di massa rappresentasse un dato immutabile e si è discusso su modi e metodi per trattenere e far spendere a Brindisi il turista di passaggio.
Pochi hanno sostenuto la soluzione che a conti fatti sarebbe risultata più idonea. Diversificare. Aggiungere al turismo di transito un nuovo tipo di turismo: un cliente danaroso, una città accogliente, l’organizzazione di manifestazioni importanti, un centro congressi, un contenitore culturale, la qualificazione delle strutture ricettive esistenti.
Nessuno ha tentato di allargare la “stagione” facendo di Brindisi il punto di riferimento delle province jonico salentine o addirittura, dell’intera Puglia. Niente di più semplice, geograficamente parlando: quale altra Città è più facilmente raggiungibile da tutti i paesi della provincia, da Bari, da Taranto, da Lecce e da molti comuni del loro hinterland?
La solita scarsa lungimiranza,inoltre, ha portato a sottovalutare il campanello d’allarme dello scoppio del P2T. Lungi da avvertirlo come la fine di un periodo ed il possibile inizio di una stagione tutta da programmare, si è lasciato che il colosso Montedison si trasformasse in un microcosmo di aziende ed aziendine pronte al “prendi e porta a casa”, con conseguenze tragiche sui livelli occupazionali, sulla salubrità dell'ambiente e, di conseguenza, sulla possibilità di diversificare l'economia.
Oggi, finito il monopolio per la Grecia e ridotto l’esodo dei turchi, rimane il vuoto. E riempirlo con nuove cattedrali nel deserto, sebbene non di tipo industriale ma simil-ricettive, appare paradossale se non ridicolo.
Ora tutto è più difficile.
Se si vuole battere una strada diversa non si può che seguire la soluzione scelta da tutti i territori che hanno più o meno le nostre straordinarie caratteristiche: paesaggio, qualità dell’accoglienza, tradizione, cultura, enogastronomia.
Si entra in competizione ed ha successo chi dimostra intelligenza e capacità di interpretare queste caratteristiche; insomma, chi ci sa fare.
Adesso produciamo qualcosa, inventiamo sporadiche manifestazioni originali, ma il “prodotto” Brindisi rimane di livello quasi inesistente, certamente poco appetibile.
Brindisi sarà vendibile come “prodotto” solo se riuscirà a definire con lucidità e coerenza, ed in modo condiviso, la personalità della città e del territorio; avrà successo solo se riuscirà a “fare rete”, se saprà inserire in un sistema le peculiarità proprie e quelle dei paesi della provincia, se sarà in grado di elaborare stimoli, proposte, buone idee e trasformarle in atti e fatti.
Basta con il fai da te, con proposte generiche, sparpagliate e senza senso, con azioni scollegate e poco coerenti con l’insieme! E’ ora di creare un “marchio Brindisi”, di definirlo e renderlo conoscibile.
Iniziamo col chiederci che cosa è Brindisi, come è conosciuta, cosa la caratterizza, come è percepita dall’esterno. Studiamo insieme le risposte: cosa vogliamo che Brindisi diventi? per cosa vogliamo sia conosciuta? quali elementi desideriamo la caratterizzino? come aspiriamo che sia percepita?
Pensiamo ai mezzi (economici e comunicativi) necessari per promuovere il territorio.
Esortiamo Istituzioni, partiti, associazioni, intellettuali e comunicatori a farsi carico di questa realtà.
E poichè gestire un patrimonio, elaborare prospettive condivise, stabilire un metodo, è un processo complesso e richiede tempo, partiamo subito per evitare di ripetere ora tutti gli errori commessi in passato.

Oreste Pinto