Approfondimenti » 29/07/2008
CGIL: "Ma quali bandiere? Mettiamo da parte gli avanzi del vecchio"
L’intervento di Maniscalco sullo sviluppo di Brindisi è davvero “illuminante“ per le tante coscienze “dormienti“ e per i tanti cittadini silenti circa il proprio futuro e le prospettive di crescita di questo martoriato territorio. Compreso, naturalmente, il sindacato, del quale “la città può fare a meno“ e soprattutto “… quel sindacato che si è fermato al novecento e che non riesce a comprendere…….. quali siano oggi i veri bisogni di chi lavora…….“.
Un autentico capolavoro di analisi e di proposizione, non c’è che dire! Altro che “ tesi universitarie..”. Siamo a livello, molto elevato (!), di ingegneria industriale e sociologia politica di cui solo il nostro è capace: un autentico spreco in un territorio di ignoranti e sognatori!
Per quanto ci riguarda, abbiamo più volte precisato, e da ultimo con l’intervento su Quotidiano del 20 luglio a firma di Leo Caroli, che il problema non è dividersi tra industrialisti ed antindustrialisti e come tale forzata contrapposizione sia funzionale solo alle lobby che ne traggono i maggiori vantaggi dalla atavica incapacità del territorio di fare sistema, di ricondurre a sintesi le varie idee ed ipotesi in campo per traguardare obiettivi di sviluppo che, a prescindere dalle aggettivazioni (lo ribadiamo ancora una volta per qualche distratto), sappia valorizzare al meglio tutte le potenzialità del territorio in una visione prospettica d’insieme (è questo il senso dello sviluppo armonico e consigliamo a chi evidentemente ha scarsa dimestichezza con la lingua italiana di consultare un qualsiasi vocabolario).
Ciò non significa smarrire il valore e la portata del ruolo che l’industria ha avuto per l’economia brindisina e quello che ancora può avere, ma al tempo stesso bisogna avere il coraggio di ammettere i danni prodotti a Brindisi da un processo di industrializzazione scriteriato e non responsabilmente governato, cui si aggiunge l’enorme contrazione dei livelli occupazionali via via determinatasi negli anni, malgrado l’ingente sostentamento pubblico alle imprese. E allora ripetiamo: sostenere che occorre completare gli interventi di bonifica, peraltro sulla base delle modalità di attuazione del Programma Straordinario Nazionale per il recupero economico e produttivo dei siti industriali inquinati (tra i quali figura Brindisi) stabilite dal CIPE nella seduta del 2 aprile u.s., significa essere antindustrialisti ?
E’ questa, viceversa, la condizione necessaria per rilanciare l’industria brindisina, non potendo più accettare quei ricatti occupazionali che per troppo tempo hanno condizionato scelte ed investimenti, così come dovrebbe sapere chi dice di conoscere bene il settore e di essere stato sul campo addirittura per ben quaranta lunghi anni, salvo che quel sistema e quelle logiche non le abbia fatte proprie, fino ad esserne parte integrante, in barba alle belle parole ora indirizzate ai lavoratori e alle loro famiglie.
La CGIL di Brindisi, in linea con l’idea di sviluppo sostenibile di tutta la Confederazione a livello nazionale, da tempo ha elaborato e reso pubblica una propria piattaforma che rappresenta il punto di riferimento imprescindibile su ogni tavolo di confronto.
Una elaborazione di tutto il gruppo dirigente, del cosiddetto “cervello collettivo“, quale metodo di lavoro che consente di mettere a confronto, in maniera costruttiva, le varie esperienze, competenze ed i tanti saperi, ma anche le diverse opinioni, per giungere a scelte condivise.
Esattamente quel metodo che Maniscalco non ha mai voluto accettare, nella presunzione che a parlare di industria debbano essere solo quelli che come lui hanno il dono della conoscenza diretta e dunque della esclusività della competenza.
Le posizioni della CGIL sono diffusamente condivise ed apprezzate, nella società e nei luoghi di lavoro, così come risulta dalle tantissime attestazioni di stima e dalla costante crescita di iscritti, anche nei settori dell’industria. Dunque non è la CGIL ad essere isolata ma chi oggi vede messo in discussione il proprio ruolo di soggetto della “lottizzazione occupazionale“ esercitato per tanti anni, dando l’illusione di operare a tutela dei lavoratori e dei loro bisogni.
Brindisi, per guardare al proprio futuro con speranza e per rivendicare dignitosamente, senza più elemosinarle, le attenzioni che spesso le sono mancate, necessita di attori dello sviluppo scevri da logiche perverse e lungi dal mascherare le proprie responsabilità con attacchi continui e sistematici a chi prova, quantomeno, ad approcciarsi a questa problematica con una nuova visione e con quella nuova cultura di cui tanto si avverte il bisogno. Certamente non ha bisogno di falsi profeti, così come deve rapidamente liberarsi degli avanzi del vecchio per poter accogliere e valorizzare il nuovo che avanza.
La Segreteria Confederale CGIL di Brindisi
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