Approfondimenti » 20/02/2008
Gocce della nostra storia (2). Di Marco Martinese
2° APPUNTAMENTO: IL PERIODO ROMANO
Questo secondo appuntamento con “gocce della nostra storia”, non poteva non riguardare uno dei periodi certamente più floridi di tutta la storia della nostra città: il periodo romano.
Le testimonianze in tal senso, sono numerose: la presenza di terme e soprattutto i resti di quartieri patrizi, come quelli localizzati al di sotto del cosiddetto “Teatro Sospeso”, ci raccontano come Brindisi fosse in una condizione estremamente buona e, per certi versi, lussuosa.
Aveva ad esempio un anfiteatro. Gli studi hanno portato a localizzarlo al di fuori dell’attuale porta Mesagne, in realtà porta Napoli, comunque nei pressi del quartiere Cappuccini.
E qui la domanda nasce spontanea: perché Lecce lo ha ancora mentre il nostro non esiste più? L’ipotesi più accreditata è che, in un periodo successivo (forse quello federiciano), il materiale necessario per il rafforzamento dell’assetto difensivo del porto e, perciò, delle fortificazioni del castello, sia stato prelevato proprio dal suddetto anfiteatro.
Ma andiamo con ordine. Come lo stesso Annibale De Leo ci riporta: “Ciò che non può mettersi in dubbio si è, che nella più rimota antichità què primi coloni, che in questo sito abitarono, dopochè occupato ebbero il convicino paese che Messapia, Calabria, o regione dè Salentini fu detto, QUI STABILIRONO LA LORO CAPITALE; e tale fu la città nostra, finché cadde in poter dè romani, come le concordi testimonianze degli antichi assicurano”.
Ed altre testimonianze ce lo confermano…ad esempio, Trogo e Giustino nel libro 12, scrissero che Alessandro re dell’Epiro essendo venuto in Italia a far la guerra agli appuri, dopo poco tempo fece pace ed amicizia col il loro re, aggiungendo che la città degli appuri, ed in conseguenza la sede regia in quel tempo era Brindisi (“Igitur Alexander cum in Italiam venisset, primum ibi bellum cum Appulis fuit : quorum cognito urbis fato, brevi post tempore pacem et amicitiam cum Rege eorum fecit. Erat nacque tunc temporis urbs Appulis Brundusium”).
La messapica Brindisi si schierò accanto ai romani nella seconda (326-304 a.C.) e nella terza (298-290 a.C.) guerra contro i sanniti.
La vittoria di Roma portò alla nascita di un vero e proprio Stato romano-italico per ben collegare il quale fu indispensabile il potenziamento della rete stradale, nacquero così dei veri e propri capolavori d’ingegneria che ancor oggi stupiscono. Ed è proprio di questi anni la celeberrima VIA APPIA, la “REGINA VIARUM”ossia, la “REGINA DI TUTTE LE VIE”, iniziata precisamente nel 312 a.C., durante la censura di Appio Claudio Cieco.
Nel frattempo i romani erano divenuti padroni della quasi totalità dell’Italia; gli restava da occupare proprio il paese dei salentini e verso tale obiettivo rivolsero le armi, precisamente sotto il consolato di M. Attilio Regolo e L. Giulio Libone.
Il pretesto per la guerra fu che i salentini avevano ricevuto Pirro nel loro paese, ma la vera ragione, oltre a dar fine alle conquiste d’Italia, fu la comodità del porto di Brindisi, ed il facile passaggio che pensavano aprirsi nell’Illirico e nella Grecia; inoltre, i salentini, non avevano altri porti capaci di ricevere armate navali, al di fuori di quello di Brindisi.
Domati i salentini e ridotto tutto il loro paese alla condizione di provincia romana, la città di Brindisi benché avesse cessato di esser capo e dominatrice dei salentini, cominciò non di meno ad esser assai più celebre di quel che fosse stata in precedenza proprio a causa del suo porto, poiché in essa si videro frequentemente radunate tutte le forze della Roma repubblicana per LE SPEDIZIONI PIÙ GLORIOSE ALLE CONQUISTE DELL’ORIENTE.
Non a caso per meglio collegare Roma con Brindisi fu “tirata”, come detto, la Via APPIA.
Successivamente, a conquista ultimata, i romani pensarono di spedire una celebratissima colonia, che fu la prima tra quelle di tutta la Japigia; si unirono in essa molte famiglie nobili e consolari, come varie iscrizioni brindisine ci assicurano. Ed oltre che per il porto, il sito fu decantato anche per la pescosità delle sue acque e per la fertilità della campagna(da sempre famosa per la quantità e la qualità del nostro vino…) da molti autori: Ennio decantò le lodi del sarago brindisino(“Brundusii sargus bonus est”),Strabone nel libro 6, attestava che l’agro brindisino era in miglior condizione del tarantino, Varrone (nel “De Re Rustica” lib.1 cap. 8) e Plinio commentarono benevolmente la vigna brindisina.
Poi, nel 272 a.C. Taranto cadde.
Il porto di Brindisi assunse subito un’enorme importanza come ponte con l’Oriente.
Tanto che Brundisium, detta anche Calabrum, fu considerata dai romani “CAPUT REGIONIS” e la costa fino all’attuale Santa Maria di Leuca, detta “BRINDISINA”.
Brindisi divenne così, COLONIA ROMANA nel 267 a.C., come detto, sotto il consolato di ATTILIO REGOLO e GIULIO LIBONE e Municipio Romano nel 247 a.C., con tutti i vantaggi che ne conseguirono…i suoi cittadini conservarono i loro magistrati, amministrarono la loro giustizia secondo le loro leggi, ed ebbero il diritto alla cittadinanza romana (CIVITAS).
Non certamente piccoli furono i vantaggi che i romani trassero dalla conquista della Messapia e della Japigia, e, soprattutto, dalla colonia brindisina.
Senza elencare tutte le guerre in cui la nostra città si distinse, ricordiamo, ad esempio, la seconda Guerra Punica (219-202 a.C.), allorché Roma vide imminente la sua rovina, la città di Brindisi non solo si mantenne nella sua fede, ma fece andar deluse le speranze di Annibale che pensava di occuparla col tradimento, come scrisse Livio (lib.25, cap.22).
Fu, inoltre una delle 18 colonie che subito si offrirono nella stessa guerra a sostenere la repubblica, ed alle quali nel Senato romano furono resi pubblici ringraziamenti.
Per tali meriti, non ci si deve meravigliare che i brindisini fossero stati decorati col diritto di Municipio e che le antiche lapidi brindisine, frequentemente facciano menzione del Senato e della Repubblica brindisina, dei Municipi, dei Decurioni, dell’Ordine Equestre e Popolare, dei Censori e di tanti altri titoli che il diritto municipale assicurava.
E che tali municipi abbiano usato la suprema potestà di coniare le proprie monete al tempo della Repubblica romana è cosa assai chiara e dimostrata dal gran numero che se ne conserva nel nostro museo. Ne ricorderò solo qualcuna.
Alcune di esse hanno impresse da una parte divinità come Nettuno, Giove o Ercole e dall’altra un uomo nudo, seduto su un delfino (forse un eroe locale o Apolline o Melicerta, ossia Palemone, custode dei porti e delle navi, detto, perciò, Portunno, forse per denotare la sicurezza del nostro porto). Nella stessa facciata poi, sotto il delfino, si leggono le lettere: “BRVN”(che non mi pare necessiti di traduzione…).
E tanti furono anche i personaggi e gli eventi che videro la nostra città teatro di questo straordinario periodo.
Nel 220 a.C. nacque a Brindisi Marco Pacuvio, considerato il padre della tragedia latina.
Nel 60 a.C., durante il primo Triumvirato, Brindisi fu teatro di uno scontro tra Cesare e Pompeo.
Qui approdò Lucullo, che opportunamente tagliò la strada ed allontanò Spartaco(nella famosa rivolta), che, inseguito da Crasso, a Brindisi si stava dirigendo. Inoltre, qui fu spesso Ottavio Caio, pronipote di Cesare e suo erede, che con Marco Antonio e Marco Lepido fondò il secondo Triumvirato. Ad Antonio andò l’Oriente, ad Ottavio la Spagna e a Lepido l’Africa. Nel 40 a.C. in piena guerra civile, tra Antonio e Ottavio, Antonio assediò la città e Ottavio corse in suo soccorso. Si raggiunse, in quest’occasione l’accordo noto come “Pax Brvndvsina”o “FOEDUS”(Marco Antonio sposò Flavia, sorella di Ottavio). In ogni caso, per l’evento, giunsero a Brindisi personaggi del calibro di Asinio Pollione e Mecenate, percorrendo la Via Numicia, che corrisponde, precisamente, all’attuale tratto tra S. Sabina e Brindisi. La pace durò meno di un decennio…la storia ci dice dell’amore tra Marco Antonio e Cleopatra, regina d’Egitto, amore che fu usato da Ottavio per metter il Senato contro Marco Antonio, immortalato per sempre dal cinema hollywoodiano, nel famosissimo film con Richard Burton e Liz Taylor…quello che però il film non racconta, è che la flotta romana che sconfisse Marco Antonio nella battaglia di Azio(Grecia) nel 31 a. C., partì (indovinate da dove?) proprio dal nostro porto…
Dopo Azio, Ottavio sarebbe rimasto a Brindisi 27 giorni osannato dal popolo e da tutti i magistrati, senatori e cavalieri che vi aveva fatto confluire prima. Non sbaglia perciò Appiano quando nel Libro III del “De bello civili”, scrive che Ottavio, fermatosi a Brindisi, sacrificando in onore degli dei per ringraziarli della vittoria, “…confestimque coepit nomari Caesar”, cioè “da quel momento cominciò a farsi chiamare Cesare”. Quella pubblica cerimonia si sarebbe svolta probabilmente nel tempio di Apollo e Diana (nei pressi dell’attuale Cattedrale). Ad immortalare tale avvenimento, il Senato romano ordinò che fossero eretti due archi di trionfo, uno a Roma e l’altro a Brindisi, ma di quest’ultimo, però, non vi è più traccia.
Sempre di questo periodo è originario il detto “fare un Brindisi” , l’augurio, accompagnato al gesto dell’alzata dei calici, credo, più famoso e utilizzato al mondo.
La teoria più accreditata è legata ad Atene, centro culturale dell’antichità. Ricordiamo che in essa si recarono costantemente i romani per acculturarsi nelle varie materie visto che fu la culla di personaggi come Cartesio per la filosofia, Ippocrate per la medicina, Pitagora per la matematica e via discorrendo…
E mentre dal nostro porto partivano con sempre maggior frequenza, i romani cominciarono a recitare, per un ritorno nella “Città di Bacco”, il seguente augurio : “Possano gli Dei propizi farci rincontrare a Brindisi…”
Tale augurio, si estese in seguito a tutti i partenti dalle altre città di mare ed il “facciamo come a Brindisi” è rimasto poi nel dire comune e nel tempo “facciamo un Brindisi”per augurare il bene o festeggiare(come anche spiegato dallo studioso tedesco Johann HermannVon Riedesel,Viaggio nella Puglia del ‘700).
E mi piace riportare una personale testimonianza che mi è stata tramandata da alcune bottiglie(neanche a dirlo…) di vino prodotte da mio nonno e dai fratelli, sulle cui etichette campeggiava una frase del famoso canonico Pasquale Camassa che faceva riferimento al “fare” un Brindisi, frase che, credo, aiuti a comprendere le antichissime origini del dire, e che così recitava: “…DA ALLORA, O BRINDISI, FU DAI QUIRITI SCELTO IL TUO NOME PER I CONVITI…CHIAMOSSI BRINDISI L’INVITO A BERE, LA LODE A BACCO, L’INNO AL BICCHIERE…”(Pasquale Camassa).
Inoltre, come non ricordare che il 21 Settembre del 19 a.C. morì a Brindisi, e poi trasportato a Napoli, Publio Virgilio Marone, il sommo poeta autore dell’ENEIDE, la cui casa è ancor oggi ricordata da una lapide posta sulla scalinata a lui dedicata sulla cui sommità, a dominare il porto, furono poste quelle colonne che dovevano segnare i confini del mondo romano e civile, a ricordare quelle d’Ercole.
L’evento della morte di Virgilio, fu per sempre poi immortalato, dal suo ammiratore per eccellenza…e cioè Dante Alighieri, in quel verso del Purgatorio (canto III) : “Vespero è già colà dov’è sepolto/lo corpo dentro al quale io facea ombra;/ Napoli l’ha, e da Brandizio è tolto…”
A Brindisi, inoltre, Lenio Flacco aveva trasformato la sua casa in una sorta di cenacolo della cultura, e tra i suoi ospiti furono anche Orazio e Cicerone.
Ma qui furono anche vari imperatori: Vespasiano, Marco Aurelio, Settimio Severo.
Ma quello che ha lasciato, senza dubbio, il segno più tangibile, è senz’altro Traiano.
Prima di tutto per la via Traiana, che abbreviava, passando per Egnazia, il tragitto Roma-Brindisi, giungendo fino ad Otranto (ancor oggi se ne conservano tratti), ma anche per la costruzione dell’omonimo pozzo, che riposa, al di sotto del piano stradale, alla confluenza di via Pozzo Traiano, con la salita di via S. Dionisio e via Annunziata. “Via Pozzo Traiano”, traversa di corso Garibaldi, non è infatti una generica indicazione viaria, ma rimanda con esattezza ad una ben precisa realtà che aspetta ancora di esser salvata. Il pozzo, che fu in efficienza per tutto il 1800, è raggiungibile, attualmente, soltanto attraverso un tombino. “Lu puzzu di la citati” (cioè, “il pozzo della città”, come lo chiamavano i nostri nonni), riforniva d’acqua tutta l’urbe comprese le tre fontane volute nel 1618 dal governatore Pietro Aloysio Dè Torres (quindi anche quella attualmente in piazza della Vittoria).
L’ultima visita fu fatta nel 1898, dopo un espurgo dell’amministrazione comunale, ed infatti in quella occasione fu stilata una rilevazione tecnica attendibile, con piante e materiale fotografico (di cui non sembra esserci traccia). Così ci viene descritto: “UNA COSTRUZIONE DAL CARATTERE GRANDIOSO…”(Nisi), ma già il Della Monaca nel 1673 scriveva: “D’ARTEFIZIO SINGOLARE…NEL SUO SOTTERRANEO SONO MOLTI ARCHI MAGNIFICI E VOLTE SPAZIOSE D’ALTEZZA DI UNA STATURA D’HUOMO, PER DOVE SCORRONO LE ACQUE..:”
Esso si compone di due camere divise da un diaframma che presenta varie aperture. Due vasche, una di raccolta e l’altra di chiarificazione. Nella prima, più grande e rettangolare e munita di una scaletta (per la manutenzione e per attingere acqua), immettevano anticamente quattro cunicoli filtranti, in direzione diagonalmente opposta e ad altezze differenti rispetto al fondo, con la funzione di raccogliere le acque di tutto il bacino acquifero di una vasta zona. Una volta raccolta e decantata, quest’acqua passava attraverso uno sfioratore di superficie, nella seconda vasca provvista di una bocca di estrazione. Sui lati lunghi di ogni vasca tre grossi pilastri (per un totale di dodici) in pietra da taglio sorreggevano gli archivolti. Un’opera idraulica quindi veramente sorprendente, tanto più se pensiamo che è stata costruita 19 secoli fa.
Ne ho volutamente parlato un po’ di più, perché ci sono ricchezze che calpestiamo ogni giorno… non si vedono, ma ci sono…e forse resterà un sogno, ma io da appassionato spero sempre che un giorno tutto ciò possa esser reso visitabile e restituito alla città...
I romani furono a Brindisi dal III sec. a.C. al V d.C. , ed è senz’altro per questo che un periodo così vasto non può certamente esaurirsi in poche righe…tantissimo ancora ci sarebbe infatti da raccontare in termini di episodi, monumenti, reperti, ecc.
Ma è sempre bene (e spero d’aver contribuito sia pur in piccolissima parte in questo) far capire da dove provengono i nomi di alcune nostre vie i cui nomi troppo spesso non ci dicono nulla o quasi, nomi come: “via Pace Brindisina”, “via Asinio Pollione”, “via Marco Pacuvio”, “Piazzale Lenio Flacco”, “via Settimio Severo”, “via Pozzo Traiano”, ecc.
Spero di non esser stato prolisso, ma la ricchezza del periodo mi ha reso oltremodo difficoltosa una sintesi che già così, mi ha fatto molto “tagliare”…
Marco Martinese
___________________
Le altre "Gocce della nostra storia" di Marco Martinese
|