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Approfondimenti: Gocce della nostra storia (1). Di Marco Martinese



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Approfondimenti » 28/01/2008

Gocce della nostra storia (1). Di Marco Martinese

PREMESSA:
Spesso mi son chiesto cosa sarebbe l’uomo senza passioni; esse ci riempiono la vita, ci emozionano di continuo. E le coltiviamo perché appagano un nostro bisogno interiore senza che necessariamente ci debbano portare a qualcosa seguendo un disegno preciso… un puro e semplice bisogno interiore.
Così, quando con vari amici mi son trovato a discutere di Storia ho spesso citato la nostra città, per personaggi ed avvenimenti che l’hanno vista protagonista… ho raccontato loro episodi, etimologia di parole, e via discorrendo, che sono prova, spesso tangibile del nostro ricchissimo passato.
E’ fin troppo facile constatare con grande rammarico, che, i brindisini in primis, non conoscono la loro Storia, e ciò è un vero peccato, in quanto la Storia di Brindisi è una Storia bellissima, affascinante e talmente ricca, che in qualsiasi altra città (soprattutto del Nord…), questo costituirebbe fonte di reddito, di conseguenza, di occupazione (la lingua batte…); anche questo lo dico per esperienza diretta, visto e considerato che ho dovuto spendere sempre fior di quattrini per visitare un palazzo, una mostra, un museo, o fare un tour guidato…la Grecia ha imparato fin troppo bene…
A me anni fa è successo che, da appassionato della materia, più ne leggevo, più cose incredibili scoprivo, più mi appassionavo… fatto sta che più raccontavo della nostra Storia, più la gente che ascoltava rimaneva a bocca aperta e più mi chiedevano di raccontarla, di far qualcosa per diffonderla, farla conoscere, scoprire o riscoprire per esserne orgogliosi; orgogliosi di quella brindisinità, spesso sbandierata senza conoscerne nulla o quasi.
Ero titubante, poiché sono semplicemente un appassionato, ed anche se la stima degli amici mi ha spinto a questo, chiedo scusa anticipatamente agli storici veri (ho l’onore e il piacere di conoscerne qualcuno…) ai ricercatori che con dedizione assoluta allo studio, spesso sottopagato, spendono tutta la vita per regalarci un autentico, inestimabile tesoro…
Ero anche titubante perché il tempo a disposizione è sempre pochissimo e sempre meno, poi però, ho pensato ad una frase che fu ripresa da Bob Kennedy in un suo celebre discorso, frase di G.B. Shaw: “Alcuni guardano la realtà e si chiedono perché?...Io guardo l’impossibile e mi chiedo PERCHÈ NO??” Così ho pensato di “toccare”, argomento dopo argomento, almeno le tappe più importanti e significative… ho cercato e cercherò di farlo in un modo che potremmo definire “scolastico”, provando ad utilizzare il meno possibile termini tecnici e difficili, in modo tale da render la lettura quanto più semplice, non noiosa, comprensibile, scorrevole; poiché ho sempre pensato che QUESTA È LA NOSTRA STORIA E PROPRIO PER QUESTO, È DI TUTTI NOI…È IL NOSTRO PATRIMONIO COMUNE…STA A NOI VALORIZZARLO…
Grazie anticipatamente e mi scuso sin d’ora se a volte non riuscirò nell’intento.
Marco Martinese.

1° APPUNTAMENTO:
ORIGINE DELLA CITTÁ E DEL NOME.
Mi è sembrato giusto e doveroso, iniziare questa serie, che spero incontri il vostro interesse, con un argomento fondamentale, perchè tale è capire come e dove tutto ebbe inizio.
Certamente, non si può far ciò con precisione, poiché l’origine del primo insediamento che diede origine alla città di Brindisi, si perde nella notte dei tempi.
In ogni caso, sia l’origine che tutta la sua Storia successiva, è da sempre legata indissolubilmente al suo porto…
CAPOLAVORO INIMITABILE DELLA NATURA tanto da esser considerato da sempre un obiettivo imprescindibile per le mire espansionistiche delle varie dominazioni.
Mi piace citare una considerazione di un antenato del compianto On. Carlo Scarascia Mugnozza (che ha donato i suoi archivi alla Biblioteca A. De Leo come ultimo atto d’amore alla città), precisamente del suo bisnonno, già Console ed Ambasciatore a Singapore, che in un libro (Un torinese a Brindisi. Carlo Stefano Festa) pubblicato pochi anni or sono da don Carlo, come amava farsi chiamare, nel 1885 così si esprimeva:”E’ visibile che la civiltà tornerà a disputarsi sul Mediterraneo, che in breve volger di tempi sarà restituito a centro del progresso…nella Provincia havvì un circondario, che più degli altri era caduto in basso, ed una città che era ridotta quasi al nulla. E QUESTA CITTÁ, ANTICA PIU’ DI ROMA, POSSIEDE UN PORTO, CHE È UNA GEMMA DI INESTIMABILE VALORE…”.
E trovo bellissimo e significativo l’inizio della Memoria inedita di D. Annibale De Leo: DELL’ANTICHISSIMA CITTA’ DI BRINDISI E SUO CELEBRE PORTO, quando, come in un poema dice: “Ove il mare Adriatico bagnando l’estrema parte d’Italia, si distende entro la penisola, che Iapigia dagli antichi, si nominava, quivi è formato dalla natura il porto di Brindisi:
PORTO IL PIÙ CELEBRE CHE IMMAGINAR SI POSSA IN TUTTA L’ANTICHITÁ, E CHE RACCHIUDENDO IN SE’ STESSO PIÙ PORTI, OLTREMODO SI RENDETTE RINOMATO NE’ TEMPI DELLA ROMA REPUBBLICANA…”.
Quasi un poema dantesco; ricordiamo per gli ignari, che la leggenda vuole Romolo tracciare il “solco”dal quale nascerà Roma, nel 753 a.C. pensate che soltanto il villaggio dell’età del Bronzo ritrovato a Punta delle Terrare (porto esterno proseguendo oltre la spiaggia di S. Apollinare) è stato datato almeno del doppio…

Ma sull’origine della città, quindi dei primissimi insediamenti, davvero c’è da perdersi.
Supposizioni molto accreditate derivano da autori quali Strabone e Lucano, che parlano di immigrazioni Cretesi: siamo tra il XVIII e il XV sec. a.C.
Ma la cosa, davvero, stupefacente, è che le suddette versioni hanno tutte in comune un particolare (come anche riportato nel libro di Nadia Cavaliera I Palazzi di Brindisi).
Gli autori usano termini come “occupare, possedere”, lasciando intendere che la città già esistesse.
Ed il riferimento ai cretesi accredita la teoria di chi ha identificato Brindisi con TEMESE, la mitica città del bronzo, l’artiera dei metalli.È, infatti, nel primo libro dell’omerica Odissea, che si legge: “…Io Mente esser mi vanto/ figlio di Anchialo bellicoso/…con nave io giunsi e remiganti miei /…fendendo le salate onde, ver gente d’altro linguaggio a Temesa recando/…ferro brunito per temprato rame/ ch’io ne trarrò…”. Cioè, Mente Re dei Tafi, passava da Itaca per recarsi in una città famosa non per i suoi giacimenti, ma per esser un centro metallurgico…e chi meglio dei Cretesi conosceva l’arte forgiare il bronzo??? Itaca si sarebbe trovata, infatti, sulla sua rotta solo se la sua meta fosse stata sulla linea di Brindisi.
Inoltre, secondo quanto riportato da Andrea Della Monaca (Memoria historica dell’antichissima e fedelissima città di Brindisi), Livio e Polibio, raccontano che la Porta di Taranto che guardava a Brindisi si chiamava Temesida o Temedita, proprio perché in rapporto all’antico nome della città. C’è da ricordare, inoltre, che da molti studi, e questo è provato da documenti ritrovati in Francia, è stata proprio Brindisi a dar il nome alla lega di Rame e Stagno nota come Bronzo, e ne vien conservata l’eredità proprio nella radice etimologica delle 2 parole (BR-indisi/ BR-onzo…).

Veniamo brevemente al nome.
Che il porto di Brindisi abbia anche dato il nome alla città, sembra cosa fuor d’ogni dubbio.
La versione leggendaria (come spesso succedeva in antichità), ne fa derivare il nome dal Messapico “Brantesion”cioè, da Brention, figlio di Ercole e fondatore della città, precisamente, nel 2013 a.C. (Dalla Monaca).
Più realistico il riferimento alla lingua messapica. La civiltà messapica (misterioso popolo si pensa d’origine greca o illirica) andò dal VIII sec. a.C. al III sec. a.C. e proprio dal messapico “Brunda”, deriverebbe il nome della città, che in messapico, appunto, significherebbe proprio “Testa di Cervo”, in riferimento alla conformazione del suo Porto.
Proprio per questo considerato più sicuro, calmo e riparato nello specchio d’acqua interno e perciò preferito a quello di Taranto, più aperto e perciò esposto.
Lo stesso Lucio Strabone così si esprime (nel lib. 6): “Brundisium portus habet…ita ut figuram exprimat cervi cornuum, a quo et nomen; nam locus una cum ipsa Urbe cervini maxime capitis speciem offert, quod Messapiorum lingua Brention dicitur…” (ovvero: “Brindisi ha un porto…tale da imitare l’aspetto del corno di cervo, dal quale anche il nome deriva; infatti il sito insieme alla stessa città da l’aspetto precisamente della testa di un cervo, che nella lingua dei Messapi si dice Brention).

Marco Martinese

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