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Approfondimenti: Contro i tumori ambientali buone proposte ma si può già agire.



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Approfondimenti » 08/08/2004

Contro i tumori ambientali buone proposte ma si può già agire.

In questi giorni a Brindisi nel dibattito pubblico è ricomparsa, trattata da diverse prospettive, la questione dei tumori.
Il Comitato Vittime del Petrolchimico ha ricordato al Sindaco il gran numero di lavoratori che si sono ammalati ed alcuni sono deceduti per malattie tumorali correlabili alle produzioni industriali. Il sen. Specchia ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo di disporre al più presto uno studio epidemiologico, immaginiamo riguardante sia i lavoratori che le popolazioni.
L’on. Sardelli, infine, ha lanciato una petizione popolare al Presidente della Regione chiedendogli di istituire a Brindisi un Istituto Oncologico di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico che abbia tra i suoi scopi oltre quello di modernamente curare anche quello di approfondire e conoscere le malattie legate alle problematiche ambientali, con particolare attenzione agli inquinamenti atmosferici, e soprattutto di prevenire e curare le malattie tumorali più frequenti nella nostra popolazione.
La materia è importante ed allo stesso tempo delicata perché in grado di suscitare emozioni che potrebbero confondere più che chiarire i termini della questione. Come non essere d’accordo in effetti con tutto ciò che è stato proposto? Ma vediamo in tutti i loro risvolti “politici” le questioni poste.
L’epidemiologia è quella scienza che studia la diffusione delle malattie nella popolazione e per questo studio impiega la statistica e la matematica. Nel suo lavoro di ricerca i singoli malati affetti dalle stesse patologie (quelle tumorali nel caso che ci riguarda) diventano necessariamente un numero che attraverso alcune operazioni produrrà un risultato il quale confermerà o smentirà l’ipotesi che quel tumore è più frequente nella popolazione esaminata rispetto alle popolazioni residenti in zone vicine ma non esposte all’inquinamento industriale.
Grazie all’epidemiologia si è scoperta la capacità di molte sostanze di provocare il cancro nell’uomo, si pensi all’amianto, a certi coloranti, al benzene, alle radiazioni, alle diossine e così via. E’ però altrettanto evidente che l’epidemiologia può fornire il suo contributo solo quando il danno ( il tumore ) è già stato prodotto, cioè quando uomini e donne, inconsapevolmente esposti al pericolo, hanno già sperimentato il suo effetto negativo ed irreversibile.
Se la ricerca di una relazione tra una sostanza ed una malattia attraverso l’epidemiologia è necessaria quando manca la conoscenza del pericolo, il ricorso a tale metodologia non può considerarsi etico quando è ben nota la capacità delle sostanze o degli insediamenti in questione di provocare il cancro.
E ciò perché si dovrebbe passare alla rapida adozione delle misure necessarie per fronteggiare il rischio.
Per venire al caso concreto di Brindisi, sarebbe positivo allora l’aggiornamento e l’ampliamento delle attività epidemiologiche sull’intera popolazione, sulle porzioni di questa più a rischio ( quelle intorno all’area industriale ) e sui lavoratori che oltre a confermare – come siamo sicuri - quanto già noto servirebbe certamente a verificare se esistono le condizioni – come molti ritengono - per ampliare il novero dei fattori di rischio.
Ma quando i dati confermeranno o dovessero aggravare gli eccessi di malattie e tumori ambientali, quali iniziative politiche saranno assunte per contrastare il perdurare dell’evento negativo in futuro? Gli eccessi di patologie di origine ambientale sono infatti noti dal 1995 quando per la prima volta l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblicò i dati di mortalità relativi a Brindisi. Ma cosa è cambiato in termini di contenimento dell’inquinamento e dei suoi effetti? Possiamo tranquillamente affermare nulla o quasi.
L’epidemiologia, scienza utilissima, può essere, come tutte le cose buone di questo mondo, anche male utilizzata: da prezioso strumento di conoscenza e di individuazione delle cause delle malattie per la loro eliminazione e per il risarcimento dei danni provocati può tramutarsi, per responsabilità politiche, in alibi per ritardare interventi di cui già oggi si conosce la necessità e l’urgenza.
La proposta poi di una struttura sanitaria oncologica specializzata a Brindisi è sicuramente di grande interesse ma anche su questa questione possono risultare utili delle distinzioni.
Alla ipotizzata struttura si chiederebbe di fare ricerca, prevenzione e cura, tre attività che è bene siano collegate tra loro ma è necessario anche che ciò avvenga sempre nella consapevolezza che la prevenzione proveniente da una struttura sanitaria è solo la diagnosi precoce la quale, come sappiamo, è efficace nel ridurre gli eventi mortali esclusivamente in alcuni tipi di tumore (mammella, collo dell’utero, colon e melanoma) mentre non lo è purtroppo proprio in quelle neoplasie che affliggono le nostre popolazioni a causa dell’inquinamento (polmone, vescica e linfomi).
La prima e decisiva prevenzione rimane la riduzione dell’esposizione ai cancerogeni e questo obiettivo non può essere raggiunto solo da un’attività di tipo sanitario ma richiede decisioni di tipo politico in grado di attivare una capacità autonoma di controllo sulle emissioni industriali, sui terreni, sulle acque e sugli alimenti prima, e non dopo, che i cancerogeni abbiano danneggiato i nostri organismi.
Ed infine un’ultima annotazione.
L’oncologia è una rete di discipline di queste almeno sei o sette chirurgiche, le altre di tipo medico e diagnostico.
Validi operatori di queste discipline sono presenti nelle province ionico salentine ma operano senza collegamento tra loro. Sono ancora assenti attività oncologiche non orientate alla cura come l’epidemiologia, la biologia molecolare e la genetica. Iniziare a collegare l’esistente e creare ciò che manca consentirebbe di ottenere una moderna assistenza oncologica nella nostra area e di iniziare a contrastare quella migrazione di ammalati verso il nord che impoverisce le loro famiglie e la nostra sanità pubblica.
Nella lotta ai tumori ambientali possiamo dire allora che la scienza è strumento decisivo e fondamentale ma anche in questo campo va riscoperto il primato della politica ed il peso delle sue responsabilità.

Maurizio Portaluri


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