Approfondimenti » 27/08/2003
Brindisi: Un pallone sgonfio
Le
recenti vicissitudini della maggiore squadra di calcio cittadina rischiano di
essere sintomatiche della storia di un territorio e della sua popolazione. Terra
e gente, quelle brindisine, di enorme potenzialità ma di altrettanto grande
ingenuità. Terra e gente, la nostra, amata ed odiata, osannata e vilipesa.
Terra e gente spesso in procinto di un definitivo boom ma sempre costretta a ripartire
dalle proprie ceneri. Un pallone sgonfio. E' ciò che potrebbe apparire
Brindisi a chi riesce ad estranearsi dalla fuorviante quotidianità. Una
quotidianità fatta di stucchevole litigiosità, assordanti silenzi,
asservite prese di posizione. Una situazione la cui responsabilità ricade
su tutti, nessuno escluso. Ne è' responsabile il territorio: troppo
appetibile per non essere sfruttato. Ne è responsabile la gente: troppo
affamata per non essere strumento o carnefice. Ma al di là della quotidianità
si intravede un'inversione di tendenza, culturale e sociale: una Brindisi che
muta e che vuole cambiare. Una generazione che sembra aver (ri)trovato la passione
per la città, l'orgoglio di "essere brindisini", la volontà
di contribuire fattivamente alle sorti del territorio. Basta guardarsi in giro. Gruppi
di giovani che scelgono come punto d'incontro la scalinata virgiliana, emblema
di una Brindisi ancorata alle proprie colonne ma protesa verso altri mondi. La
gente, che una volta scappava via, ripudiando tutto ciò che non consentiva
la libera espressione delle capacità, adesso, pare propensa a spendersi
per la causa, a giocarsi la partita. Una partita che si vincerà, col
tempo, solo se si rispettano le regole e se saremo capaci di essere una squadra. Il
gioco sporco, le invidie, non sono più consentiti. I campioni non possono
più essere solisti ma funzionali agli obiettivi comuni. Zero a zero.
Palla al centro. Ma non possiamo più permetterci di far finire questa partita
con un nulla di fatto.
Oreste Pinto
|